Il carso cinese a Yangshou
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Lo spettacolo di Yangshou è unico e fa impallidire l’idea di Carso che portavo con me dagli anni dell’Università. Le montagne rocciose s’innalzavano dalla terra come una letto di aculei di un fachiro e attraverso esse scorreva il fiume e ovunque campi di riso e piste ciclabili. Ovunque c’erano pure venditori di ogni genere di tour e prodotti che in un non inglese mi bloccavano ad ogni angolo. Il primo maggio si avvicinava e si stavano scaldando per la marea di turisti che si sarebbe presto riversata nella cittadina turistica.
Di giorno erano tutti in bicicletta ad ammirare il fantastico paesaggio da pianeta extraterrestre o mondo fantasy, e di sera i turisti si ammassavano per le stradine della città vecchia spingendo per entrare in uno dei molti affollatissimi bar o discoteche. Alle dieci era già tutto pieno.
Anche a Yangshou, piuttosto che mescolarsi con tutta quella carne, decidemmo di bere birra e vino cinese sul terrazzo del nostro albergo che godeva di una fantastica vista sulla città. Il problema della visuale erano gli enormi fari che illuminavano quattro delle colline adiacenti o in mezzo all’abitato e che erano rivolti direttamente ai nostri occhi. Dopo un po’, l’alcol rendeva tutto più piacevole in ogni caso.
Girammo per due giorni in bicicletta per il puro piacere di stare in mezzo alla natura e sembrava che altre migliaia di cinesi ebbero la stessa idea.
Prenotammo il treno per Shanghai e di corsa andammo a visitare i terrazzamenti di riso di Ping An. Fare le cose di corsa le rende poco piacevoli e non mi lascia il tempo di assaporarle e capirle. Di Ping An ricordai solo un autobus preso al volo, un ottimo pasto in un ristorantino locale dove finalmente avevo convinto gli altri ad andare, e la corsa su e giù per una collina verde e umiliata da decina di ostelli e alberghi.
Dopo tanto verde, era giunto il momento di tornare al cemento delle grandi città
- blog di Unprepared Andrea
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